Passato il deserto e una cena western in quel di Shoshone (paesello con sceriffo, bar e posta…fine), passando per Pahrump (pronuncia fonetica:Prmp a denti stretti) giungiamo finalmente alle mille luci di Las Vegas.
Ci aggiriamo nella notte in cerca di una stanza d’albergo, vagando da una piramide con sfinge al castello di Re Artù, attraversando il ponte di Brooklyn e girando a destra della torre Eiffell chiediamo ad un gondoliere sul Canal Grande la strada per il nostro MGM, dopo esserci trovati nel mezzo di una battaglia tra galeoni.

Mentre il Pante si dedica alla ricerca della sua anima gemella (siliconata) al Coyote Ugly…


Pante playboy Vs Golden cowboy.

…il Golden si sputtana il Jackpot vinto al Casino Venetian al poligono locale.

Dopo tre giorni di bagordi, cocktail e gioco, ma non prima di aver prosciugato la carta di credito del Pantera preso febbrilmente dallo shopping selvaggio, lasciamo il paese dei balocchi per una tirata di 600 km almeno (e altrettanti galloni di benzina), attraversando il magnifico Utah, in cui solo un geologo o una ninfomane potrebbero apprezzare la grande varietà di sassi dalla forma fallica nelle foreste delle beghe di pietra dette anche “balanced rock”.

pausa pranzo nel deserto.

Ci addentriamo nell’Arches National Park, raccolta unica di oltre 80 archi in pietra naturali.



Il panorama è da togliere il fiato sia per bellezza paesaggistica, sia per la scarpinata, da bravi boy scout, alla ricerca di archi imboscatissimi e soggetti fotografici. Rinveniamo tracce di presenza animale anche in questa landa rocciosa.

Golden rilassa i piedi dopo la marcialonga, sentendosi in armonia con la roccia sottostante.


Nelle immagini riportiamo solo parzialmente la bellezza del “delicate arch” e del “devil’s garden”.


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