II/III

Barbados Diary
Febbraio - Marzo 2008

 



Il lavoro a Barbados
Il concetto di lavoro a Barbados è diverso dal nostro. In un negozio di abbigliamento c’erano 2 persone addette semplicemente a dirti quale era il camerino libero.
Al Club Mistral, per farti dare una vela passa una mezz’ora, prima se la raccontano e finiscono la canna che si stavano facendo.
Gli stranieri poi che sono qui si integrano perfettamente. Fabio ha lavorato per un italiano che ha aperto una gelateria. Gli ha fatto dei volantini, ovviamente il tipo doveva dirgli come farli. Per trasferire informazioni per cui sarebbe stata necessaria mezz’ora, ci sono volute settimane. Ad innumerevoli ripensamenti, si aggiungevano continue interruzioni per parlare con i clienti, per divagare, e sopratutto per provarci con qualunque essere femminile entrasse nel locale.


Doveroso omaggio agli sforzi, sopratutto di pazienza, del Fabio

Oltre a quelli che lavorano poi ci sono quelli che non fanno palesemente niente. In spiaggia ci sono 5-6 ragazzotti, sempre quelli, che non fanno una beata mazza tutto il giorno. I più lodevoli spacciano, gli altri si limitano a prenderti per il culo quando passi.
Io e Fabio passiamo davanti ad una macchina parcheggiata sotto un albero, dentro c’è della gente con una qualche divisa che se la dorme beatamente. Io chiedo a Fabio “e quelli che fanno? “ e Fabio risponde: “ che domande, stanno lavorando”, al che io replico “è ovvio che stanno lavorando, è che non ho capito che lavoro fanno”.
Ora scappo perché danno in diretta nazionale l’arrivo di Rihanna all’aeroporto.

Rihanna, icona di stile ed eroe nazionale di Barbados


Elemosina
L’unica parte seria del diario.
A Barbados la gente in generale non è ricca, ma sta bene, vive con poco senza grandi affanni. Eppure ti chiede i soldi. Sono scene che non ti aspetti. Non si tratta di barboni, qui ce ne sono, ma ce ne sono di più a Milano. Ma di ragazzi normali, che vengono a chiederti dei soldi. Sono vestiti normalmente, il che vuol dire spesso meglio di come vado in giro io, e ti chiedono 2 o 3 dollari. Penso sia perché ai loro occhi tu sei bianco, e quindi ricco.
La cosa lascia perplessi: nel mio modo di vedere, chiedere soldi è segno di umiliazione e disperazione. Ma qui non è così, ed è veramente difficile entrare nel modo di pensare della gente di qui…



Personaggi/1 Yanne

Yanne è un windsurfista pro, campione nazionale francese di wave (evoluzioni sulle onde). Yanne è anche un rasta. Quando è fuori dall’acqua si fa le canne. Non nel senso che se ne fa una ogni tanto, o 2 o 3 al giorno. Yanne si fa le canne in continuazione. Quando arrivano i suoi amici, e cominciano a rollare tutti insieme, mi sembra di stare in un telefilm si Starsky & Hutch, poco prima della retata dai portoricani. Yanne è simpatico, inoltre è la persona più gentile e tranquilla del mondo.

Alcune cose sono però fuori dalla sua portata: ad esempio lavare i piatti, semplicemente non è in grado di farlo.
Yanne comunque avrà sempre la mia riconoscenza, per avermi eroicamente recuperato in mare dopo l'ennesima rottura...


From: jac
To: pampuboia@yahoogroups.com
Subject: Comunicazione di Servizio

Chiedo scusa a quelli a cui non ho risposto ai messaggi in questi giorni, come direbbe il bozzi, sono un po' fuorimano, mi trovo infatti nei pressi di Bridgetown.
Kisses
Jac

PS: ieri ci siamo recati nei pressi di batsheba a cercare onde. in cinque in macchina, sopra 4 tavole legate con il leash (specie di elastico) senza portapacchi. Bozo e Yanne rollavano seza sosta, in un'ora di viaggio ho contato 4 canne ciascuno. L'aria nella macchina e l'allegria ne risentivano positivamente. Ci fermiamo a mangiare una specie di cubo di pasta e del non meglio definito pesce fritto: galline che ruspavano qua' e la', condizioni igeniche pittoresche, ma saporito, e poi costa solo 10 Bajan $.
Bathseba e' splendido... certo che le onde bisognerebbe saperle prendere...



Personaggi/2 Brian Talma
they said it was unrideable..

Brian Talma è un’autentica leggenda del windsurf. Nel suo surf center è pieno di foto delle sue imprese. Ne spicca una in cui sta surfando un’onda di una ventina di metri. Sotto c’è scritto “they said it was unrideable”: “dicevano che non si poteva cavalcare”.
Gestisce un surf center, col culo. Dicono che Talma conosca solo tre parole: “Action, Action, Action”.

Il Massimo passa la giornata a decidere “esco o non esco?”. E’ quasi il tramonto, e viene colto da un raptus surfistico. Corre da Talma, Talma non c’è, il noleggio è aperto con tavole e vele in bella vista. Non c’è tempo da perdere e Massimo prende l’unica decisione possibile: il noleggio self-service. Dopo un’ora torna dalla surfata, trova Talma davanti alla porta del noleggio. Il Massimo è pronto alla cazziata. Talma lo guarda e gli dice: “Action!”.